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Grazie per avermi sorpassato
disse il topolino piu' grande.
Grazie per avermi insegnato
disse il topolino di mezzo.
Grazie per avermi guidato
disse il topolino il piu' piccolo.
In vita mia non ho mai scritto un libro.
Nemmeno per sbaglio. Perche' sono pigra.
Terribilmente pigra. Nelle parole, nelle argomentazioni e dimostrazioni.
Pero' sembra che serva. E sia utile. Non so che fine fara' questo scritto francamente.
Per il momento la considero come una dispensa da utilizzarsi a fini didattici.
Anche perche' non ne vedo altro scopo.
Si chiama "Quattro Array nel cruscotto" per due motivi molto semplici.
Il primo, e' che la mia mente e' un po' ipercinetica. Il secondo e' che ho passato gli ultimi
anni della mia vita tra letto-divano, divano-macchina.
E perche' fino ad oggi sono sempre stata io a dover "scorrazzare" tutti a destra e a sinistra.
L'idea e' banalmente partita da un momento di sconforto, dove l'unica cosa che avevo
sotto mano era, nel cruscotto, il manuale pratico di Quattroruote.
In questo scritto (preferisco chiamarlo cosi') non c'e' proprio niente di speciale.
Non e' un manuale. Perche' non mi sento in diritto di insegnare proprio niente.
Ci sono solo una serie di considerazioni. Tecniche. Probabilmente anche sbagliate.
Perche' (al momento) non sono state ancora rivisitate da nessuno.
Vengono qui analizzate diverse prospettive e casi sui linguaggi,
ma il testo non si configura come un manuale su un linguaggio di programmazione o
software gestionali. Che sembrano essere sempre la meta piu' ambita.
Costituisce al contrario, un'analisi piu' diretta e sequenziale sull'utilizzo degli array.
Se, infatti, data una sequenza di istruzioni, la sequenza deve essere finita;
le istruzioni devono essere eseguibili; non devono essere ambigue e la sequenza
deve portare a un risultato, io in vita mia non sono riuscita ad applicare niente di tutto cio'.
Perche' l'unica cosa che mi e' sempre piaciuta di piu', e' poter sparire come il refresh di un comando.
Buona lettura.